La foto della settimana #04

Posted by Le Furie | 0 comments»
































“Blind couple in their bedroom, Queens, N.Y., 1971.” - Diane Arbus

"Fu la mia insegnante, Lisette Model, che mi rese chiaro definitivamente che più specifici si è, più generali si sarà."


“Ogni ritratto non è altro che l'autoritratto dell'autore, il modello è solo un'occasione, l'accidente” (da “Il ritratto di Dorian Gray, di Oscar Wilde) Guarda caso è la stessa affermazione che fa August Sander, il fotografo tedesco che maggiormente è stato accostato alla Arbus per il modo con cui riprende i suoi soggetti. In effetti si potrebbero nascondere facilmente alcune foto di Sander fra quelle della Arbus e nessuno se ne accorgerebbe. Mai in nessuno come nella Arbus ogni ritratto è principalmente la proiezione delle sue ossessioni. Scegliamo un'altra foto famosa. “Identical twins”. È la copertina della monografia della Aperture dedicata alla Arbus. Le gemelline differiscono solo per l'espressione. Una sorridente, l'altra no. Il contatto ravvicinato fra loro le fa sembrare due gemelle siamesi. Per scoprire la vera entità dell'ossessione per il tema perturbante del doppio bisogna andare indietro nel tempo dal 1967, anno della foto, al 1950, quando la Arbus fotografa la figlia Doon in una doppia esposizione in cui la ritrae contemporaneamente triste ed allegra. L'ossessione del doppio segue la Arbus per tutta la sua vita. Le gemelline “ricompaiono” in Shining, di Kubrick, vecchio amico di Diane. Non sono, come molti credono, solo un omaggio alla fotografa scomparsa, ma il modo migliore per rendere il materializzarsi di una ossessione; il cerchio, ancora una volta, è completo “the full circle” appunto. Ricordiamo anche che sempre in Shining una delle scene più agghiaccianti è quella della morta suicida nella vasca da bagno, ormai parzialmente decomposta, che seduce il protagonista. È esattamente la condizione in cui ritrovarono la Arbus, nella vasca da bagno, il corpo ormai cosparso dalle macchie verdastre della decomposizione post mortem.

0 comments: