“Bruno Munari di fronte allo specchio, 1941.” - Albe Steiner
Con uno stile caratterizzato dalla continua ricerca di massima chiarezza e leggibilità del linguaggio visivo e da un'assenza di formalismi, nonché convinto sostenitore della necessità di una relazione tra arte e impegno politico e sociale, Albe Steiner è stato una figura di riferimento per la grafica italiana.
Nipote di Giacomo Matteotti . Alla morte del padre, dopo essersi diplomato in ragioneria, decide di intraprendere lo studio del design e della grafica approfondendo la conoscenza del Costruttivismo Sovietico (El Lisitzkij), del Bauhaus , e degli astrattisti italiani (Soldati, Licini, Radice, Fontana, Melotti, Veronesi).
Contemporaneamente si interessa di pittura e fotografia collaborando con lo Studio Boggeri . La prima mostra grafica è del 1940, alla VII triennale.
Intorno al 1939 si avvicina al Partito Comunista Italiano ed insieme con la moglie Lica conosce Salvatore Di Benedetto e Elio Vittorini, con i quali svolge clandestinamente attività di informazione e propaganda politica. Durante la guerra partecipa attivamente alla Resistenza nelle file del battaglione Valdossola e perde il fratello Mino, deportato a Mathausen .
Dopo la liberazione entra come grafico nella redazione de Il Politecnico diretto da Elio Vittorini, dove fa molto parlare di sé attraverso innovative scelte grafiche (dal richiamo alle avanguardie russe post-rivoluzionarie, all'introduzione del fumetto). Sempre con Vittorini realizzerà per la Einaudi "Politecnico biblioteca", una collana di undici titoli editi fra il 1946 e il 1949.
La sua attività professionale lo porta, dal 1946 al 1948, in Messico insieme con la sua famiglia ed Hannes Meyer, ex direttore del Bauhaus, dove collabora alla campagna nazionale di alfabetizzazione e al Taller de grafica popular (un'officina culturale animata da pittori messicani del calibro di Diego Rivera, Leopoldo Mendez, David Alfonso Siqueiros).
Torna in Italia nel 1948, a Milano dove inizia ad insegnare alla Scuola Rinascita. Continua la sua attività di grafico lavorando per numerose riviste (Domus, Metron, Edilizia moderna), per alcune delle più importanti case editrici italiane (Feltrinelli, Einaudi, Zanichelli), per molti dei giornali italiani di sinistra (l'Unità, Il Contemporaneo, Vie Nuove, Rinascita, Movimento operaio, Rivista storica del socialismo, Studi storici, Tempi moderni, Problemi del socialismo, L'Erba voglio, Mondo Operaio, Italia contemporanea), e per alcune aziende (Pirelli, Olivetti).
Dal 1950 al 1954 è art director della Rinascente. E sempre negli anni cinquanta è docente dell'Umanitaria. Successivamente tiene corsi all'Università di Venezia, all'ISIA di Urbino e negli istituti d'arte di Parma, Roma e Firenze.
Nel 1963 disegna il primo logo della Coop.
Collabora con enti e istituzioni culturali come la Rai, il Piccolo Teatro, la Triennale di Milano, il Teatro popolare italiano, Italia '61, la Biennale di Venezia.
Muore improvvisamente in Sicilia il 17 agosto 1974. Sulla sua tomba a Mergozzo un blocco di granito reca la scritta «Albe Steiner, partigiano».
(fonte Wikipedia)